Il Sistema Integrato Zerosei si pone come nuova sfida nei territori e rappresenta, per le Scuole Senza Zaino una grande opportunità di riflessione, dialogo e offerta di elementi di continuità educativa. La Legge 107/2015 integrata dal D.L.gs n°65/2017 con l’istituzione di un sistema di educazione dalla nascita fino ai sei anni, promuove l’integrazione fra Nidi e Scuole dell’Infanzia coinvolgendo tutte le agenzie educative che a vario titolo si occupano di servizi all’infanzia (ludoteche, sezioni primavera, servizi domiciliari, ecc.). La creazione di “Poli per l’infanzia” destinati ad accogliere in un “unico plesso o in edifici vicini, più strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini sino a sei anni di età, nel quadro di uno stesso percorso educativo, in considerazione dell’età e nel rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento di ciascuno.” (Art. 3, comma 1 D.Lgs 13 aprile 2017, n°65), richiede la coesistenza di due condizioni: da un lato la vicinanza fisica tra i servizi, dall’altro la prossimità culturale.
Posto che la dimensione della coerenza educativa, di una visione unitaria di infanzia e di valori e idee comuni, va promossa all’interno del sistema integrato zerosei e declinata in pratiche educative adeguate all’età dei bambini e delle bambine, anche in assenza di strutture prospicienti dedicate alla prima infanzia, il presentarsi delle condizioni fisiche di vicinanza favorisce il contatto diretto fra persone docenti e educatrici e la possibilità concreta di sviluppare un Polo per l’infanzia a partire da una formazione comune, per realizzare una struttura che offra all’utenza un’esperienza integrata in continuità, dove i confini si attenuano fino a scomparire, in una gradualità di connessioni e contaminazioni.
Il Polo per l’infanzia consente di perseguire un’idea di coerenza educativa sia a livello concreto in relazione a spazi, materiali, tempi, organizzazione che a livello culturale in riferimento a valori e paradigmi comuni, e creare un raccordo coerente tra contesti educativi e con le famiglie.
La Rete Senza Zaino accoglie diversi Servizi educativi 0-3/0-6 e ha promosso la riflessione e la ricerca sull’applicazione del Modello Senza Zaino in questa fascia d’età: nel giugno 2022 inizia il lavoro un gruppo di ricerca sulla prospettiva Zerosei Senza Zaino, composto da persone formatrici, educatrici, docenti e coordinatrici pedagogiche di scuole e servizi educativi che, a partire da una riflessione sui valori comuni, sulle esperienze concrete e sui documenti normativi, ha lavorato insieme per definire aspetti pedagogici fondamentali nell’applicazione del modello Senza Zaino in questa fascia di età, in connessione con le Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei, con un focus sul PdA (Paesaggio di Apprendimento).
La continuità educativa all’interno delle realtà Senza Zaino è, potenzialmente, facilitata dall’applicazione nei vari ordini di scuola del Modello SZ (Global Curriculum Approach), per la presenza di una cornice pedagogica e valoriale condivisa, a patto che i processi di continuità orizzontale e verticale vengano promossi concretamente da un’organizzazione che sostiene l’innovazione e il cambiamento, con la presenza di spazi istituzionali di riflessione e apprendimento in situazione, di scambio di pratiche, di formazione continua, di coinvolgimento di tutti gli stakeholders. Dopo tutto l’idea di “Polo” non è una novità e gli Istituti Comprensivi possono essere considerati dei “Poli scolastici” a tutti gli effetti.
Il Modello Senza Zaino nell’implementazione di un Polo per l’infanzia e in relazione ai coordinamenti territoriali del sistema integrato zerosei, presenta le stesse potenzialità perché offre una prospettiva unitaria con una cornice pedagogica ampia e multi-modello (Montessori, Reggio Children, Outdoor Education, Idana Pescioli) che sostiene la ricerca e la sperimentazione per l’attuazione delle Linee Pedagogiche zerosei e delle Indicazioni Nazionali 2012.
Le scelte organizzative possono essere molto diverse e graduali, in relazione alle caratteristiche, ai numeri e allo storico di continuità delle due strutture:
dalla piena integrazione tra i due servizi educativi con un utilizzo comune degli spazi da parte di bambini e bambine ed una progettazione comune con scambi professionali e un vissuto di un’unica struttura da parte dell’utenza,
a momenti più circoscritti di comunità ed uso di spazi comuni come luoghi di incontro tra i vari gruppi. La stessa idea di “paesaggio di apprendimento”, centrale nel Modello Senza Zaino, veicola connessioni e continuità, in sintonia con la “complessità degli ecosistemi formativi” e con il concetto sistemico di contesto e “transizione” (Bronfenbrenner 1079, 1986), guarda ai bambini e alle bambine come protagonisti del loro percorso, nel quale si incrociano, si intersecano e si sovrappongono tanti contesti e situazioni relazionali diverse, così importanti per la crescita e per lo sviluppo di competenze. L’orizzonte complesso delle transizioni educative se oggetto di attenzione e ricerca, rappresenta uno strumento per accompagnare i cambiamenti e rendere più fluide le transizioni, più rispettose del percorso di ciascun bambino e bambina (Oliveira, Monge, Formosinho 2016). In questo senso i Poli per l’Infanzia si delineano come presidi educativi del territorio in grado di rappresentare luoghi di ospitalità e accoglienza, corresponsabilità educativa, comunità per le famiglie e i bambini e le bambine da zero a sei anni. Luoghi dove sperimentare pratiche e costruire conoscenza, in relazione al potenziale educativo e inclusivo delle transizioni e trovare nuove modalità per reinterpretare continuità e discontinuità fra Nido e Scuola Infanzia.
Se pensiamo alla condizione delle Scuole Infanzia all’interno degli Istituti Comprensivi, in tanti casi poco valorizzate e sostenute, magari vissute come “anticamera” della Scuola Primaria, dove le transizioni fra sistema educativo e scolastico non trovano adeguata attenzione e approfondimento, le nuove prospettive di un sistema integrato zerosei, assumono una preziosa opportunità di riflessione, cambiamento e riqualificazione, con riverberi positivi anche negli ordini di scuola successivi. Si tratta di un’occasione per superare quei percorsi costruiti sulla base di prassi abitudinarie e standardizzate che generano situazioni discontinue e frammentate, non strutturate consapevolmente e poco inclusive, dove il focus è sul determinare un bambino pronto per il passaggio e non il passaggio adeguato per ognuno (Oliveira Formosinho et al., 2016). Nel suo libro “Pronti per cosa? Innovare i servizi e la scuola dell’infanzia a partire dalle pratiche di continuità educativa”, Lucia Balduzzi sottolinea la tendenza a preparare i bambini e bambine per quello che verrà dopo e come la struttura organizzativa ne venga influenzata, ad esempio nella strutturazione in sezioni che si rifanno all’idea di “classe” e nella presenza di sessioni di esercizi fortemente strutturati con l’obiettivo di preparare alla scuola primaria: questo spostamento della programmazione su un versante formativo/istruttivo piuttosto che su uno prevalentemente educativo rischia di mettere in secondo piano gli aspetti della cura e della relazione educativa, limitando così esperienze fondamentali per lo sviluppo. La formazione in servizio di docenti e educatrici insieme è centrale per affrontare il tema della continuità nella sua traduzione in transizioni funzionali allo sviluppo armonico di bambine e bambini e quindi in linea con i loro diritti fondamentali. La formazione congiunta è fondamentale per sostenere una riflessione critica dell’offerta messa in atto fino ad ora, un dialogo professionale proficuo, la conoscenza reciproca fra servizi, un nuovo sguardo sulla unitarietà dello sviluppo da zero a sei anni, la possibilità di condividere nuove pratiche. Superare lo “split system” dovuto alle differenti governance di Nidi e Scuole Infanzia (Stato, Regioni, Comuni, privato sociale paritario, parentale) è davvero una grande sfida, dal momento che la Legge 107/2015, e il successivo D.lgs. 65/2017, risulta indebolita dagli scarsi investimenti economici previsti ed anche per la disparità territoriale a livello nazionale, tuttavia, per quelle realtà dove Nido e Scuola dell’Infanzia sono nello stesso edificio o in edifici contigui, è possibile mettersi in gioco e accettare la scommessa della creazione un Polo per l’infanzia, un laboratorio sperimentale che, come ci ricorda Giancarlo Cerini, è al contempo uno spazio culturale, architettonico, pedagogico, organizzativo, didattico, professionale e sociale.