Da un anno la scuola italiana
naviga a vista, tra le preoccupazioni delle famiglie, le frustrazioni dei
docenti, il disorientamento e la solitudine degli studenti. Ma soprattutto la
rabbia e l’amarezza dei Dirigenti Scolastici che sebbene da mesi lavorino alacremente,
senza sosta, per garantire il diritto allo studio (a tutti gli alunni:
dall’Infanzia alla secondaria di secondo grado), vedono vanificare i risultati
del loro impegno.
In Puglia, e soprattutto in
alcune scuole come, per esempio, la “Leonida-Moro”, a causa della grande
confusione generata dalle ordinanze del Presidente della Regione, gli alunni le
cui famiglie hanno scelto la DID superano di gran lunga quelli in presenza.
Infatti, ai genitori sempre più preoccupati dal Covid-19 e dalla variante
inglese, viene lasciata piena facoltà di scelta tra lezione in DID o in
presenza. Distanza o presenza? Questo il dilemma che ha lacerato le coscienze
di molti genitori che -anche a causa dello sfrenato bombardamento mediatico e
delle ordinanze regionali - terrorizzati dall’impossibilità di ritornare sui
propri passi, hanno preferito la DDI, tout court! Persino nella Scuola
dell’Infanzia, che per vocazione deve assicurare la didattica in presenza, la
percentuale dei piccoli allievi è minima: il pendolo oscilla tra classi con 6/7
bambini a classi con 2/3 bambini.
Nel baillamme di comunicati
stampa e ordinanze, sulla cui buona fede nessuno dubita, qualcuno ha però
dimenticato di inserire un provvedimento per decretare la chiusura delle mense scolastiche.
Perché se è vero che in classe c’è il rischio di contagio, nonostante la
mascherina, i banchi con le rotelle e la distanza, a mensa senza mascherina e
con tanti bambini, il rischio contagio è inequivocabile… Ça va sans dire!
Eppure, dal presidente della Regione al sindaco di Taranto, nessuno ha preso un
provvedimento per decretare la chiusura delle mense scolastiche. Né la scuola
può decidere la sospensione di questo servizio senza un provvedimento
amministrativo. Perché in tal caso un’ennesima bagarre si prospetterebbe
all’orizzonte. Da un lato i genitori che hanno optato per la DID o che non
ritengono sicure le mense: costoro non possono chiedere un rimborso per un
diritto non goduto per scelta personale. Dall’altro i genitori che non temono il
contagio e che pretendono di continuare ad usufruire del servizio mensa. Un
servizio che ha un costo che ricade sulle famiglie.
Da un anno la scuola soffre una stasi che passerà alla storia, uno iato incolmabile che milioni di studenti subiscono, loro malgrado. Lo scorso anno, da marzo a maggio, la DAD ha permesso di non abbandonare i nostri studenti, che hanno sentito il calore e la vicinanza dei loro insegnati, anche a distanza. Ora, la DAD è vissuta dagli alunni come isolamento, abulia, dispersione scolastica, disordini alimentari, depressione. Ad essere maggiormente penalizzati sono gli allievi stranieri, con nessuna o scarsa conoscenza della lingua italiana; i ragazzi che provengono da realtà socio-economiche svantaggiate, i cui genitori, per quanto responsabili e affettivamente presenti, non hanno né le competenze tecniche né gli strumenti culturali per sostenerli; i ragazzi disabili, per i quali l’inclusione passa prioritariamente attraverso la relazione e la socialità che si realizza all’interno della comunità scolastica. Molti studenti seguono in modo discontinuo le proposte didattiche per problemi legati al digital divide, altri non partecipano al dialogo educativo a distanza perché demotivati o non interessati. Sono questi i ragazzi che incontravano difficoltà già in presenza , ma che venivano coinvolti e motivati dal rapporto diretto con i compagni e gli insegnanti, che passava anche attraverso la comunicazione non verbale, inesistente in ambiente virtuale, dove non sarà mai possibile dare una pacca sulla spalla o prendere per mano qualcuno. Stanchezza e frustrazione si percepisce nei docenti e Dirigenti Scolastici. Ora è tempo di ritornare a scuola, nelle classi, nei laboratori, e perché no…. nei giardini delle scuole, ad assaporare almeno prima della fine dell’anno scolastico, la fisicità, il confronto con gli altri, le pacche sulle spalle, gli scherzi, le scaramucce, la progettualità, la creatività. E’ tempo che famiglia e scuola, le due principali agenzie educative, ritornino a svolgere i propri ruoli. E’tempo di investire nel Futuro… il Futuro sono i nostri ragazzi, i nostri alunni.
Loredana Bucci - IC Renato Moro di Taranto - Scuola Polo della Rete Senza Zaino